dici che non leggi questo blog, che non leggi nessun blog
ma che sai che una volta scrivevo per te,
una volta.
non c’entra niente o forse tutto,
ma oggi ti regalo questa canzone.
dici che non leggi questo blog, che non leggi nessun blog
ma che sai che una volta scrivevo per te,
una volta.
non c’entra niente o forse tutto,
ma oggi ti regalo questa canzone.
no, non è tempo di parole,
solo di coricarsi accanto,
di dormire.
dissemino i paragrafi di pezzi di vetro
perchè leggendo tu possa sanguinare
tu, tu che non sai mai
riconoscere il tuo nome
ho capito una cosa.
quando vuoi bene ad una persona gli dài una parte di te, ma non ne senti la mancanza, perchè lui la custodisce e non la tiene per se, anzi in più ti dà anche un pezzettino suo.
quando quella persona se ne va, quella parte che gli hai dato se la porta via. magari non la butta, la conserva anche con cura, ma questo non toglie che tu non ce l’hai più e non sai che fine ha fatto.
sei monca, svuotata,
puoi solo aspettare che ricresca,
come la coda,
a una lucertola.
A Mimi che parla dei suoi sogni
Mi chiedevo perchè non ti sognavo, se avesse un qualche significato.
ora di giorno sono inondata da questa marea senza orario che continuamente va a lambire la memoria, con forza e determinazione cieche. è incessante. ritrovo detriti ovunque. io li guardo, li guardo e li ripongo, sperando nel potere terapeutico dello sguardo.
La mattina però c’è un orario, tra l’ultimo attimo di sonno e lo spalancarsi della giornata, in cui sono impreparata. è lì che i ricordi peggiori mi colpiscono, alla nuca, è lì che mi accorgo che ti sto sognando.
una amica a lavoro mi ha detto
che non si era accorta mi fosse successo qualcosa
sembravo
contenta
un amico ieri mi ha detto
“capisco adesso perché,
i tuoi post
erano tristi”
forse non ho amato abbastanza
chi sostiene
che devo essere felice da me
o capirebbe,
le sue braccia circondavano
la mia isola di felicità.
mi inoculo le tue parole e lascio che agiscano una ad una. le ho girate e rigirate senza mai guardarle fisse. le ho nascoste sotto la coperta, le ho messe faccia a muro, fin ad ora. altrettante te ne dissi tempo fa. parole, quanto te ne puoi fidare? resto della mia opinione. si deve usare ogni strumento, il tempo proprio per guardare e sentirsi, le liti per dirsi ciò che l’educazione impedirebbe di pronunziare, l’amore per spogliarsi e guardarsi nudi. ma poi bisogna prendere un mattone e posarlo sopra il precedente, caricarselo sulle spalle e scegliere dove posarlo. che l’amore succeda è una verità incerta.
quanto stretti sto chiudendo gli occhi? ti sto addossando ogni colpa? sto dimenticando che mi sentivo stretta e annoiata?
vuoi andare altrove,
vai
sei stato onesto, come sempre
io sono sola