Franco Arminio
Category Archives: poesia
Tecnicismi: anima
Volevo regalarti una poesia tecnica, quelle a cui pensavo quando improvvisavo ode al truck sul ponte doppio, una vera però!
Pensavo di mandarti curriculum o meglio pi greco. Poi c’era la cipolla, ma forse è un po’ troppo femminile.
Quanto a conti correnti, non pensavo di trovare qualcosa :)
Nulla è in regalo
Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo,
sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.
E’ così che è stabilito,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.
E’ troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
Mi sarà tolto con la pelle.
Me ne vado per il mondo
Tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l’obbligo
di pagare le ali.
Altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.
Nella colonna Dare
Ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.
L’inventario è preciso,
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.
Non riesco a ricordare
Dove, quando e perché
Ho permesso che aprissero
Questo conto a mio nome.
La protesta contro di esso
noi la chiamiamo anima.
E questa è l’unica voce
Che manchi nell’inventario.
Wiesława Szymborska
Penis Enlargement
Tra tutte le strofe del poema collettivo in fieri ognuno faccia sua quella che preferisce, io ho scelto la nona, la più aderente al titolo, mi pare!
Avete rotto la minchia
IX [Penis enlargement]
Anzichè farla tosta e vigorosa,
come dalle promesse sperticate
che quotidianamente inoculate
nella mia posta amaramente erosa,
la minchia mia l’avete spenta e resa polverosa
(e insieme ad essa le pendenze collegate).
Oh voi, che gli stira-peni propinate,
prodigi della mente burrascosa
di qualche truffatore dozzinale:
come già suggeriva l’Alighieri,
ho la pena che vi si confà, l’equa condanna!
Dovrete incespicar nell’arsenale
ché ad ogni e-mail che intralci i miei pensieri
vi crescerà l’attrezzo d’una spanna!
ps
e se rimandassimo indietro questo, per ogni mail ricevuta un link a un sito di poetastri?
il vento ci porterà via
E questa è un’altra traduzione,
ha un altro timbro, più buio e freddo.
Intima quella, di un rosso di candela,
nera e ventosa questa.
Dentro o fuori la stanza.
Nella mia fuggente notte, ahimè!
Il vento dà udienza alle foglie degli alberi.
Nella mia fuggente notte incombe l’angoscia della desolazione.Ascolta,
Odi il respiro delle tenebre?
A questa esultanza io mi sento aliena,
La disperazione mi è propria.
Ascolta,
Odi il respiro delle tenebre?Ora, nella notte, qualcosa accade.
Infuocata e inquieta è la luna
E su questo tetto, che, ogni istante, rischia di crollare,
Le nuvole, come un corteo funebre,
Sembrano in attesa del momento di piovere.Un momento
E poi, nulla.
Dietro questa finestra sta palpitando la notte
E la terra
Sta arrestando il suo moto.
Dietro questa finestra uno sconosciuto
È in trepidazione per me e per te.Oh, mio tutto virente!
Rimetti le tue mani, come un cocente ricordo,
Nelle mie mani innamorate.
Sciogli le tue labbra, come una vibrante sensazione di vita,
Alle lusinghe delle mie labbra innamorate.
Il vento ci porterà via.
Il vento ci porterà via.Roma, 7 giugno 2007
(traduzione dal persiano di Daniela Zini)
il vento ci porterà con sè
Nel movimento del trasloco
me la sono ritrovata nelle mani e l’ho riletta.
è più pessimista di me. bello, no?
però mi piace,
ed è per questo che la posto qua :)
Nella mia piccola notte
il vento, e le foglie si ritrovano.Nella mia piccola notte
la paura, è distruzione.Ascolta,
senti il frusciar dell’oscurità?Io guardo meravigliato, questa felicità
Del mio pessimismo, son dipendente.Ascolta,
senti il frusciar dell’oscurità?Ora nella notte qualcosa sta passando,
e la luna rossa è in allarme.Su questo letto, che ogni attimo teme il crollo,
le nuvole, come un popolo in lutto,
attendono il momento della pioggia.
Un momento e subito dopo… nulla più.Dietro questa finestra la notte trema
e la terra arresta il suo girare.Oltre la finestra, un estraneo
si preoccupa di me e di te.Oh corpo rigoglioso…
le tue mani come doloroso ricordo,
poggia tra le mie innamorate.E le tue labbra, come una sensazione calda di vita,
lasciale carezzare le mie labbra innamorate.
Il vento ci porterà con sé.Forugh Farrokhzad
(traduzione Babak Karimi)
Ecco le voci cadono
Ecco le voci cadono e gli amici
sono così distanti
che un grido è meno
di un murmure a chiamarli.
Ma sugli anni ritorna
il tuo sorriso limpido e funesto
simile al lago
che rapisce uomini e barche
ma colora le nostre mattine
sono tornata a casa e il cielo era nero, qualche lampione spento. riposante e fresco. è a quest’ora che vorrei camminare, camminare fino ad addormentarmi.
in silenzio nella città, ritorno a casa sola e le voci degli amici mi raggiungono, la notizia di una bambina che nascerà, scuse non necessarie per un incontro che non c’è stato. ho fermato la macchina, ho fatto il giro di un isolato, ho deciso di aspettare.
ho deciso di telefonare ma solo per fare gli auguri, magari domani, chi lo sa. probabilmente è questo che mi rinchiude e impedisce di fare le cose che vorrei, cose semplici come una telefonata. troppe aspettative, pensare di poter risolvere le cose con una strategia che non funziona anche quando funziona.
ecco le voci cadono, come un velo intorno ed è silenzio
come una bolla di sapone che toccato terra si dissolve
e la vedo questa solitudine
è cecità, è paralisi del volto
per domani voglio questo, una pietra
una pietra da lanciare
buio, per potere sussurrare
Ps
per i ringraziamenti rivolgersi qui!
sono tornata a casa e il cielo era nero, qualche lampione spento.
riposante e fresco. è a quest’ora che vorrei camminare,
camminare fino ad addormentarmi.
in silenzio nella città, ritorno a casa sola e le voci degli amici mi raggiungono,
la notizia di una bambina che nascerà,
scuse non necessarie per un incontro che non c’è stato.
ho fermato la macchina, ho fatto il giro di un isolato, ho deciso di aspettare.
ho deciso di telefonare ma solo per fare gli auguri, magari domani, chi lo sa.
probabilmente è questo che mi rinchiude e impedisce di fare le cose che vorrei,
cose semplici come una telefonata. troppe aspettative, pensare di poter risolvere le cose con una strategia che non funziona anche quando funziona.
ecco le voci cadono, come un velo intorno ed è silenzio
come una bolla di sapone che toccato terra si dissolve
e la vedo questa solitudine.
è cecità, è paralisi del volto
per domani voglio questo, una pietra
da lanciare
buio, per potere sussurrare.
Ps
l’occhio
Forma forma forma
Quello che mi manca per ora è anche forma
Ogni mattina mi sveglio e scopro cosa è successo ieri
Che solo il sonno mi dà quel po’ di distanza per accorgermene.
La terra frana e io corro spaventata vedendo ombre intorno e vuoto davanti
Ad ogni zolla in cui riesco a posare il piede chiedo riposo e minuti
Ma la metà sono spesi per guardare il panorama di contorno
Indietro nero, divorato, inghiottito
Avanti insensato
Qualche momento e poi il tempo a superarlo
È questo che non ti perdono
Di avere fatto franare la terra.
Oggi ho bisogno di fermarmi, di restare
Di raccogliere le mie cose per giocarci un po’
Tutte queste tessere che ho scavato nella terra con le mani
In questi giorni di frenesia e di panico.
La confusione del mondo delle persone delle parole
Ognuno con le sue vite e i suoi assi intorno a cui ruotare
E allora cerco di parlare
Chiudere gli occhi per non vedere le viscere
E Parlare anch’io, sembra così facile.
E tutto quello che è nascosto, contenuto da panciere di nervi e muscoli
Si rovescia
Non abbastanza, non abbastanza da cadere e perderlo per strada,
solo per allentare la tensione e per lasciarsi guardare ad occhi aperti.
Le tessere dicevo e il silenzio
Se non rispondo al tuo messaggio è per questo
Perché vorrei parlare con te
Lasciarti vedere quello che forse non ti interessa, forse si
I balletti, minuetti, corteggiamenti e ipocrisie li lascio ad altri, altre.
Mi chiedo cosa vedete quando mi guardate
Incantesimo dei dolci occhi
Questo è un incantesimo,
vieni!
Apri i tuoi occhi, leggi il tuo nome.
Questa è la mia voce,
io sono qui!
Questo è il mio sorriso,
sono sempre la stessa,
inquieta, solitaria,
avvelenata di speranza.
Incantesimo dei dolci occhi,
incantesimo di ciglia dorate,
canto del mio sorriso,
voce del mio silenzio.
Sotto la tua maglietta
mi sono nascosta;
sul tuo bicipite
addormentata.
Sono raccolta, dietro le tue spalle,
al mattino mi siedo sulle tua ginocchia.
Sono la prigioniera delle parole abbandonate,
la custode della tua gioia;
all’afelio
della tua luce.
dispatrio
ho trovato uno scaffale
conservato sotto un muro, di confine.
ora lo metto qua, chissà che le parole riescano a fuggire
respiro
il nostro silenzio quieterà la tempesta
darà saggezza al fogliame profondo
paul eluard